21 aprile 2022

Una giornata da zimbari


Ovvero: il giorno per il quale sto ancora cercando chi mi abbia perseguitato tramite una fattucchiera. Premetto che non inventeró nemmeno una virgola, per tanti episodi potete chiedere ai testimoni qui indicati…

Antefatto – Er fenomeno e le frasi a effetto

In ogni serie TV che si rispetti c’é almeno un episodio in cui non succede praticamente niente, quindi siate comprensivi: qui siamo meno interessanti ma necessari…

Qualche anno fa mi capitó un’occasione unica: combinare delle vacanze a casa in Calabria con un convegno di lavoro in Basilicata e il matrimonio di amici a Firenze. I piani erano semplici e all’apparenza poco rischiosi: partire in macchina da Lamezia per il convegno, proseguire per Firenze per il matrimonio, tornare a Lamezia, e prendere un aereo per la Germania.

La mattina della partenza scopro che dei topi avevano rosicchiato qualche cavo della macchina che non partiva, quindi in extremis prendo la macchina di mamma, una Toyota Rav 4 con 25 anni di servizio sulle spalle. Era talmente antiquata che in macchina aveva il MANGIANASTRI e il motore offriva prestazioni da urlo in autostrada non arrivando nemmeno a fare 10 km con un litro. Va beh, metteremo un poco di benzina in piú e ascolteremo la radio, chi se ne frega. Visto che vado in macchina mi porto ombrellone per andare al mare in Basilicata con il mio amico Cristian (era giugno), chitarra che non si sa mai, eccetera.

Arrivo al convegno sano e salvo, e incontro un professore della Sapienza di Roma che mi chiede:

 

-      Aoh (ok questo l’ho aggiunto io per colorire un po’), ma sai che questa cosa che fai potremmo combinarla con le nostre attivitá, perché non vieni a trovarci qualche giorno a Roma e vediamo come possiamo collaborare...?

A dirla tutta sembrava una di quelle frasi tipo “quando vi trovate a passare da Vallefiorita veniteci a trovare, ci farebbe molto piacere” oppure “organizziamo una cena con i compagni di scuola prima o poi”, cose che si dicono tanto per dire tanto nessuno chiama, passa né organizza. Visto che comunque sarei dovuto salire a Firenze e tornare a Lamezia, stupisco il professore, a questo punto incolpevole bersaglio di strada per il sottoscritto, con un secco:

 

-        Che ne dice di Lunedí prossimo?

 

La pronta contro-domanda ha uno straordinario effetto, e mi viene risposto ‘perfetto!’. In veritá il vero pensiero del professore, tradito dalla sua espressione, é probabilmente:

“Me devo ricordá de famme tatuare in fronte STATTE ZITTO SE NON È NECESSARIO appena torno a Roma, mortacci mia e de sto calabrese pure.”

Il convegno fila via liscio, e riesco anche ad andare a mare a Metaponto. Dopodiché matrimonio bellissimo a Firenze, ed un’altra coincidenza: gli sposi devono andare a Roma per partire in viaggio di nozze. Altra frase a effetto:

 

-        No problem, ci vado io domani!

 

E cosí arrivo a Roma con gli sposini… che poi ‘sti poveri sposi li incontrai di nuovo due settimane dopo durante la loro luna di miele dall’altra parte del mondo. Adesso i poverini, quando pensano al loro matrimonio, sono costretti a pensare un poco pure a me in veste da stalker.

In contemporanea, un altro amico di Lamezia che non nomineró, che di mestiere fa l’autista di pullman per turismo e trasporti, mi manda un sms:

“Io sono a Roma, sono salito in pullman e devo scendere in treno lunedí sera…”

Segue telefonata con ennesima frase a effetto:

 

-        Antó, vengo a Termini e scendiamo insieme in macchina!

Ah, avevo detto che non lo avrei nominato. E va beh, allora per chi ha letto Sangu vi dico anche che nel libro veste i panni del vicecommissario Gianfranco Longo, chiamiamolo con quest’alter ego.

A questo punto mi sembra quasi di avere superpoteri, tutto si incastra alla perfezione, non devo viaggiare da solo, vedró anche Gianfranco Longo, e continuo a lasciare tutti a bocca aperta. Arrivo a Roma, dormo a casa di mio cugino, e il giorno dopo sono pronto alla visita al professore… mi sento vivo e fortunato.

Che fenomeno ragá! Datemi qualunque problema che ve lo risolvo!

 

Capitolo 1 - Macchina & prete

Qui comincia l’avventura del signor Bonaventura. La mattina accompagno mio cugino al lavoro e mando un SMS al professore (ancora non c’era whatsapp):

[Daniele] Sto arrivando!

[Professore] Ottimo, Daniele, ti aspettiamo…

Metto in moto e… niente, la macchina non parte, sembra sia la batteria. Per fortuna mio cugino conosce un elettrauto lí vicino: dopo aver collegato i cavi alla batteria della macchina, 30 minuti dopo sono partito. Altro scambio di SMS:

[Daniele] Mi scusi, ho avuto un problema con la macchina, sto partendo adesso.

Mi viene risposto ancora una volta con grande affabilitá:

[Professore] Non preoccuparti, Daniele, ti aspettiamo.

Dopo una ventina di minuti prendo il tunnel di Castro Pretorio… una macchina alla mia destra cambia improvvisamente corsia e frenare é inutile: mi sbatte con la fiancata sul fanalino anteriore destro, ammaccando carrozzeria (sua) e fanalino (mio). Ci fermiamo naturalmente con le macchine, e nell’altra mi sembra che non ci sia nessuno. Che cos’é, una di quelle macchine che guidano sole? Supercar? Il conducente si sta nascondendo? Niente di tutto ció: dalla macchina esce un prete nigeriano vestito di scuro, che non ero riuscito a vedere con la scarsa illuminazione del tunnel. Gli chiedo la carta d’identitá e mi dá un biglietto da visita con una croce dorata e la scritta “GOD BLESS YOU” (devo ancora avercelo da qualche parte). Dopo varie insistenze finalmente molla la benedetta carta d’identitá... e tra l’altro dov’era residente? In Basilicata, a Matera, proprio dove ero stato al convegno pochi giorni prima. É un presagio che gli incastri del fenomeno stiano iniziando a ottenere effetti opposti?

Non vi dico che succede intanto per avere bloccato praticamente due corsie in un tunnel a Roma in un giorno lavorativo: per ogni due macchine che ci passano accanto vola un “mortacci vostra”,  oppure “a rincojoniti!” oppure “ma toglietele ste machine de mmerda, a stronzi!”. In preda al panico mando un SMS al professore:

[Daniele] Scusi, faccio ritardo, ho appena fatto un incidente con un prete

[Professore] Ok…

Dopo aver ricevuto la risposta piú freddina mi rendo conto di avere scritto un messaggio che sembra una scusa stupida, nonché inverosimile.

 

Capitolo 2 - La base militare

Non ricordo che vecchio Tom Tom stessi usando per arrivare sulla Salaria, dove si trovava la sede della Sapienza di telerilevamento, distaccata da quella centrale. Fatto sta che il navigatore mi informa di essere giunto a destinazione, ma sulla mia destra c'é solo una specie di muraglia cinese. Centinaia di metri di nulla... a un certo punto vedo un varco nelle mura, con una sbarra per il controllo delle auto e un cartello "STOP! Areonautica militare! Proibito l'accesso". 

Chiaramente, mi dico, gli studi sul telerilevamento li faranno dentro la base militare, come succede in Spagna con il centro satelliti dell'unione europea che, appunto, é dentro una base militare. Mi avvicino all'ingresso per chiedere informazioni, e la sbarra si apre. Voi che avreste fatto? Io sono entrato... Se non avete presente la vecchia Toyota Rav 4, vi allego una foto, perché quello che é successo é che vengo logicamente scambiato per un mezzo militare.

 

La Toyota RAV 4 che mi ha fatto accedere alla base militare



Entro e inizio a guidare in giro, cercando qualcuno a cui chiedere informazioni. Provo a parcheggiare, ma nel parcheggio vedo solo targhe "riservato al colonnello Tizio, al generale Caio" eccetera. Continuo a guidare in mezzo a mezzi corazzati parcheggiati nei garage e gente in uniforme. Non riuscendo a trovare il professore, accosto un attimo per chiamarlo al telefono. Due militari mi passano vicino, si fermano e mi guardano parlando tra di loro, dopodiché proseguono... ok, tutto a posto, puó partire la telefonata:

- Salve, sono qui, dentro la base militare, ma non la trovo..

- Come dentro la base militare? Come sei entrato? Serve l'autorizzazione del ministero degli interni!

- Non lo so, mi hanno aperto...

Il professore inizia a spazientirsi:

- Esci da lá e vai alla stazione di benzina adiacente, che ti vengo a prendere!

E adesso come faccio a uscire? Troveró qualcuno per spiegare che sono entrato per sbaglio? Mi avvicino all'uscita e tiro un sospiro di sollievo quando vedo la sbarra che si alza: sono riuscito a entrare e uscire dalla base dell'areonautica non si sa come, saranno finiti i guai della giornata?


Capitolo 3 - L’incontro con il professore

Trovo subito la stazione di benzina e spengo la macchina. Dopo 5 minuti arriva il professore, abbassa il finestrino, ci salutiamo, mi sorride e mi invita a seguirlo. Entro in macchina e... la macchina non si accende. Quel problema alla batteria dev'essere peggio di quanto pensassi. Intanto il professore si sta immettendo sulla strada, suono il clacson ma non si ferma, allora scendo dalla macchina e inizio a correre sbracciandomi e urlando fino a quando non mi vede e ritorna in retromarcia.

- Professore, mi scusi.. la macchina mi ha piantato di nuovo. É la batteria...

- Forse troviamo un cavo in sede. Fai una cosa, altrimenti qua si fa notte, vieni nella macchina mia che poi ti faccio aiutare da qualcuno.

Altro problema della RAV 4: il portabagagli minuscolo non é coperto, e il suo contenuto é perfettamente visibile dall'esterno.

- Professore, ehm.. non so come chiederglielo, ma potremmo mettere i miei bagagli nella sua macchina? Sono visibili e siamo a Roma, ho ancora tutti i bagagli del convegno...

Segue travaso di tutti i bagagli nella macchina del professore. Quando vede la chitarra, inizia a guardare la chitarra e poi me, poi la chitarra, e poi di nuovo me, che non posso fare altro che sfoderare un sorriso da ebete. Per fortuna non mi dice quello che sta pensando, e arriviamo in universitá.

Alla fine del nostro incontro, nel quale ho avuto la sensazione che nel frattempo l'interesse verso le mie attivitá e la nostra collaborazione fosse andato scemando, il professore mi offre di riaccompagnarmi alla macchina.

- Professore, ce l'ha alla fine quel cavo per la batteria..?

 

Capitolo 4 - Il viaggio di ritorno

Con la macchina rimessa in moto dall'intervento del professore, guido senza intoppi fino alla stazione Termini, dove Gianfranco Longo che mi stava aspettando entra in macchina e chiude lo sportello:

 - Oh ma quanto c'hai messo? 

  - Antó, mo ti spiego..

  - Si puó fumare qua dentro?

 - No, Antó… e non solo… ‘sta macchina deve restare appizzata fino a Lamezia!

 - AH?

- Eh, se spengo il motore bisogna farla ripartire con i cavi!

- Ma ccú tia mai na cosa normale, oh...

Dopo aver spiegato la situazione sono assalito da mille dubbi. Riusciremo a tornare a casa? Potró mettere gli ettolitri di benzina di cui questa macchina ha bisogno per fare 600 km senza spegnere il motore? Riusciró a non fare fumare Gianfranco da qua a Lamezia? Non tutte le risposte sono poi risultate affermative come vedrete.

Dopo un paio d’ore arriva il momento temuto: bisogna fermarsi a fare benzina. Gianfranco mi propone di andare al bagno mentre lui mette la benzina col motore rigorosamente ‘appizzato’. Quando torno vedo che, oltre appunto a mettere la benzina col motore appizzato, sta pure fumando.

 - Antó ma vuoi che saltiamo per aria qua?

 - E statti citu e sali! Dopo che tu in macchina non mi fai fumare…

In effetti il resto del viaggio fila liscio, a parte la mia carta di credito persa a un casello e poi ritrovata sotto un sedile, fino ad arrivare a Lagonegro. Autostrada interrotta, bisogna uscire e seguire uno dei famigerati percorsi alternativi che prima dell’avvento degli smartphone erano vere avventure, spesso per strade sconnesse con segnalazioni quasi inesistenti. E infatti…

-   Antó, ma su questi cartelli che stai seguendo c’é scritto ‘Salerno’. Non dovrebbe essere ‘Reggio Calabria’, scusa?

Gianfranco, che in quel momento é alla guida, si infuria:

-       -  Ma sí creteno? Ma sí creteno nta a capu? Ma ti zappa il cervello? Questo é il percorso alternativo della Salerno / Reggio Calabria, non é che possono scriverlo intero sui cartelli. Salerno vuol dire SALERNO/REGGIO CALABRIA! Capito? Posso fumare?

-        -  No, non puoi. Boh, tu di mestiere vai su e giú da ste strade, lo saprai meglio di me…

-        -  Ecco, l’hai capita…

Dopo circa un’ora di macchina:

-       - Antó ma quello che si vede lá in fondo non é il mar Ionio..?

-       - Mmmmh….se…

-       - Antó dove cavolo stiamo andando?

Mi guardo alle spalle e vedo che su un cartello per quelli che vanno in direzione inversa c’é scritto “Reggio Calabria”…

-       - Antó!!!

-       - Ah…se…

-       - Se cosa?

-       - Dobbiamo tornare indietro.

Detto con una naturalezza tale che nemmeno rispondo. Dopo un’altra ora di macchina ritorniamo al punto di partenza e seguiamo finalmente il vero percorso alternativo, dove rischiamo di perderci un altro paio di volte. Alla fine ritorniamo in autostrada, non ricordo piú a che altezza:

-        - Danié…me la fai fumare mo na cazz’e sigaretta?

-       - E fumati ‘sta sigaretta! Abbassa il finestrino peró…

E cosí, un viaggio Roma Lamezia iniziato alle 14 finí all’una di notte… e alla fine le sigarette furono un paio.

 

Epilogo

Come avrete intuito, il professore della Sapienza non l’ho mai piú rivisto, alle mie email non ho piú ricevuto risposta, e se negli anni successivi mi avrá intravisto a qualche convegno si sará nascosto nelle ombre come un ninja.

E non ho mai chiesto a mamma della puzza di fumo in macchina. Te n’eri accorta, má?

 

6 aprile 2021

La Canzone dei Lupi

Cari amici,

mi ha sempre affascinato l'origine del soprannome "i lupi" assegnato a una famiglia "cristiana" di Lamezia Terme, piú in particolare radicata nel sambiasino, principalmente perché ho sempre sentito tre versioni diverse tra loro.

Questa foto antica ritrae un pericoloso lupo in mezzo a una nota piazza sambiasina:

 

Per questa Pasquetta "virtuale" ho registrato per alcuni amici una canzoncina che esamina le varie versioni della storia e ne offre una inedita (che secondo me é quella vera). Sicuramente interesserá solo ai miei compaesani, ma siccome non tutti tra loro conoscono l'argomento riporto brevemente le tre teorie:

  1. Un giorno di tanti anni fa un suino di proprietá di un esponente della suddetta famiglia cadde nel fiume e venne salvato dal padrone. Al suo ritorno un testimone raccontó: "S'ha jittatu cumu nu lupu", ovvero "si é buttato come un lupo" per salvare il grufolante amico.
  2. Essendo lavoratori nonché proprietari terrieri, gli esponenti di questa famiglia si alzavano prestissimo la mattina per andare a lavorare, in orari in cui i lupi sono appunto attivi.
  3. Essendo la famiglia molto numerosa ed unita, i loro componenti si trovano spesso in gruppo, a guisa di branco di lupi.

Questa é la canzone dei lupi e sotto riporto il testo, buon ascolto!

 

 

Testo

C'era na vota nu lupu ca girava ppi Sambiasi, e la gente si spagnava quandu passava i casi casi

"Ha chiusu buanu a porta, addammu trasi?"

Tinia lu mantu niguru cumu lu catrami, a fhacci scura cumu l'africani

E li denti gialli cumu l'uagliu ca un bali

E chi lo sa i nduvu hanu nisciutu 'sti lupi ccá? E chini u sa i nduvu hanu sbucatu, oi fhigghjiu ma

Unu ici ca...

Nu juarnu allu jummi i genti sintíanu ... cumpá ni sta muriandu lu suinu..

E si jittau unu cumu nu lupu e lu sarbau

Nu lupu ca sarba a nnu puarcu? Ma quandu mmai?

N'atru ici ca si levanu ca u suli mancu c'é mu vanu a fhatigari..

E ma mo chi sú, pipistrelli? Ma un cuntati strumbelli

E chi lo sa i nduvu hanu nisciutu 'sti lupi ccá? E chini u sa i nduvu hanu sbucatu, oi fhigghjiu ma

N'atru ici ca vanu girandu a venti a venti, sú sempri assiemi e pua ti mostranu li denti,

Ma chistu mancu é beru, vu u cuntu iu u fhattu seriu cum'é

 

E un due, tre, io vorrei star con te. Quattro, cinque, sei, ma uscire anche con lei,

Sette otto, nove, dieci ragazze a nu lupu, posson bastare

Dieci ragazze a nu lupu, voglio dimenticare. Pelo lungo da accarezzare

Alivi nd'haju mu ci i fhazzu cugghjiri, deci ragazzi a nu lupu


Perché l'anagramma di lupi é ...... ? Ancora un l'aviti capitu?

L'hanu sutta i manu e l'hanu supra u piattu, e chissá oji chini c'é ntra chillu liattu

Perché l'anagramma di lupi é ...... ? E l'hajiu capitu sulu iu!

Sú forti e su veloci cumu u viantu, si chiamanu tutti Peppi, 'Ntoni e Bicianzu

E llu maritu du u pilu é la pila, a roba da a marina c'arriva alla Sila

Casi alla muntagna, casi alla marina, favorisca st'aliva, 'stu vinu, e puru 'sta ricottina

 

E mo lu sa i nduvu hanu nisciutu 'sti lupi ccá! E mo lu sa i nduvu hanu sbucatu, oi fhigghjiu ma

 

Ma c'é na cosa ca ancora un la capisciu cum'é

Ca ci nd'é unu ca é nu lupu, ma u chiamanu u topu, chissá perché

L'atra vota di la gabbia s'ha mangiatu nu canaru, sanu sanu, vi dicu paru paru

Allora hajiu capitu... é nnu topu mannaru!

12 aprile 2019

Lezione di Tedesco in Italiano



Cari amici,

In molti credono che il tedesco sia tosto per la pronuncia; quelli che ne sanno qualcosa in piú additano come principali responsabili le declinazioni che riportano alla mente rosae rosarum rosis, o als alos se avete fatto il classico e avete avuto nemici grammaticali particolarmente ostici.

Il sottoscritto fa presente peró che questa simpatica favella nasconde ben altre insidie, che non sono chiare fino a quando non si sia preso un minimo di confidenza con la lingua. Mi sono tosto impegnato dunque a tradurre letteralmente in italiano gli aspetti piú astrusi della costruzione delle monumentali frasi teutoniche, lasciando da parte i vocaboli stessi per concentrarmi sul loro uso nelle frasi. Ecco quindi una serie di scogli da superare per chiunque si lanci nell’impresa di imparare questa lingua, con motivi piú o meno validi (ciao má).


1. Le parole composte e quelle con tanti significati


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Sembriamo innocui!
Le parole composte vanno decriptate, e siccome si scrivono tutte attaccate, all'inizio non si possono cercare nel vocabolario perché non sapete dove finisca una e inizi l'altra. Per esempio, e ve la mollo così:

Streichholzschachtel

Vi siete spaventati? É solo un'innocua scatola di fiammiferi! Ma letteralmente é una

Strofinarelegnoscatola

Il trucco é partire dall'ultima parola ("scatola") aggiungere "di" o "da", poi mettere la penultima parola, e via via a ritroso che salmoni che risalite la corrente levateve. Quindi possiamo ricostruire:

Scatola di legno da strofinare

Dove il legno da strofinare é, appunto, un fiammifero. A parte le parole composte, abbiamo poi il problema inverso, quello dove una parola puó voler dire 100 cose. Per esempio:

Zug

Si traduce come:
Treno, colpo, processione, migrazione (e un'altra decina di cose).

Una frase tradotta letteralmente dal tedesco suonerebbe dunque cosí:

“Scusi buon uomo, dov’é la stazione? Devo prendere il treno!”
“Scusi, dov’é la principaletrenocortile? Devo prendere una cosa a scelta tra treno, colpo, processione, o migrazione!”


2. Le parole specifiche

 

C'é una parola per tutto in tedesco. Per esempio, il verbo “andare” si traduce in vari modi, a seconda se vi state spostando a piedi, in macchina, in aereo eccetera. Riporto dunque un dialogo vero che ho avuto con un simpatico signore del luogo in un paesino di montagna.

“Scusi, lei sta per caso andando al principaletrenocortile? Devo prendere una cosa che potrebbe essere treno, colpo, processione, o migrazione”

“No…!”

“Va bene, gra..”

“Io vado al principaletrenocortile spostandomi in auto!”

Ma Grazia Graziella e Graziarccccc che ti sposti in auto! Secondo te che ti sto chiedendo, di fare un pezzo di strada insieme che ho paura dei lupi? Stai entrando in una macchina! Poi alla fine il passaggio me l'ha dato, nonostante i miei tentennamenti grammaticali.


3. La neutra fanciulla


Come alcuni di voi sapranno, il tedesco ha anche un genere neutro. Ma se vi aspettate che uomo sia maschile, donna femminile e tutta la roba asessuata tipo persiane e tavoli neutra, vi sbagliate di grosso! E pure se pensate a regole facili tipo da noi, se finisce in -a é femminile e in -o é maschile.

Facciamo che i sostantivi maschili siano IL, i femminili LA e I neutri LO; il Tedesco riserverebbe qualche bella sorpresa a tutti, tipo:
  • LA sole
  • IL luna
  • IL stella
  • IL consonante
  • LO stanza
E soprattutto:
  • LO fanciulla
Ebbene sí, fanciulla é un termine neutro! Insomma, se provate ad andare a caso, sicuro sbagliate. E che sappiate che senza imbroccarci sul genere, non potete usare la parola: declinarla, metterci l’aggettivo eccetera. Mo non mi ricordo quale politico in occasione di 'sto congresso delle famiglie ha detto:
 “In italiano esiste il genere maschile e femminile, il neutro no!"
Mi piacerebbe prestare al summenzionato politico un dizionario di tedesco e farglielo consultare: scoprirebbe che “gay” é una parola maschile, a parte la giá menzionata fanciulla neutra. Questo per dire che il tedesco é per natura per nulla omofobo e aiuta ad aprire le menti, chiedendo in cambio di imparare a memoria tutta ‘sta roba controintuitiva.



4. Quando arriva 'sto verbo?


La posizione del verbo nelle frasi continuo a sbagliarla, e quando faccio la combo verbo e genere errati, alle orecchie di un tedesco sembro un incrocio tra Yoda e uno che parla coi verbi all’infinito tipo gli indiani americani:

Come appaio agli occhi dei tedeschi quando mi impapino con casi e posizioni dei verbi
Suscitando grasse risate nei miei interlocutori ai quali finisco poi per stare simpatico. Per farvi capire di come sia cangiante nonché poco intuitiva la posizione del verbo in una frase, beccatevi questi esempi:


Io gioco
Io gioco

Fin qua, tutto bene. Ma se aggiungiamo una locuzione temporale?

Io oggi gioco
Oggi gioco io

Visto? Il soggetto é andato a raccogliere funghi. E diventa ancora peggio:

Io oggi non gioco
Oggi gioco io non

E poi, quando il verbo si mette alla fine, campa cavallo:

Non abbiamo  ritenuto valida questa teoria, alla luce degli esperimenti fatti durante gli ultimi 10 anni e coordinati dal dr. blah blah e finanziati dalla regione Calabria.
  Noi abbiamo questa teoria, [alla luce degli esperimenti …. Coordinati …  dr blah blah… regione Calabria], *rullo di tamburi e attimo di pausa* non valida ritenuto!


Quando vedete una faccia assorta in un meeting in tedesco, tra il disperato e il concentrato, in genere é la mia mentre aspetto il verbo.


5. Leider: lo Spoiler


La tematica descritta al punto precedente si strascica appresso una serie di effetti: per esempio l’uso massiccio della particella leider, che si traduce piú o meno come “purtroppo”. Adesso, in italiano quante volte lo usiamo ‘sto purtroppo? Giusto per tragedie vere, tipo:

“Purtroppo la pasta mi é venuta scotta”
Oppure:
“Purtroppo il caro ciuccio Orazio non ce l’ha fatta”

In tedesco, invece, sto leider si mette SEMPRE in ogni affermazione negativa o frase pessimista o depressa o contrariata.

  “Vuoi uscire stasera?”
  “Leider non ho tempo!”

“Vi é rimasta una barra di pane, signor fornaio?”
“Leider no!”

“Che c’é oggi in TV?”
“Leider nulla di interessante!”

Dopo essermi chiesto per anni il perché, mi sono reso conto che la funzione principale di ‘sto leider é, come nei migliori romanzi di Agatha Christie, dare un indizio all’interlocutore sulla risoluzione di alcune frasi, che altrimenti resterebbe oscura fino alla fine. Se inseriamo un leider ben assestato nella frase sviluppata nel punto precedente, questa diventa:

Noi abbiamo leider questa teoria, [alla luce degli esperimenti ... Corrdinati ... dr blah blah ... regione Calabria] non valida ritenuto!

Ed ecco, amici, che una volta arrivato il nostro amico LEIDER la sala si svuota, tutti scattano in piedi e possiamo andare al bagno o a prenderci un caffé, perché ci aspettiamo giá cosa l’ultima parte della frase ci rivelerá: il LEIDER ci avvisa che 'sta povera teoria é in realtá spacciata, senza bisogno di aspettare il verbo che ce lo confermi.

Insomma, il leider é uno spoiler ante litteram.


6. Ricapitolando


I tedeschi, come ogni popolo, hanno tanti difetti e tante qualitá. Una di queste é che la loro comunicazione é schietta e poco ambigua: non si puó parlare in tedesco se prima di aprire bocca non hai chiaro tutto quello che devi dire. É come se bisognasse contare sempre fino a 3 prima di parlare, che molto spesso é cosa buona e giusta!

Perché devi piazzare ogni parola nei punti giusti, infilare le subordinate in mezzo, per non parlare di come ho sorvolato sulla sfilza di particelle verbali strane da mettere alla fine tipo “geworden gewesen haben”, che a me me ne avanzano sempre due o tre dopo che mi sono tradotto in testa parola per parola quello che mi hanno detto.